Facevo il bagno in quel golfo chiamato « Dei Saraceni »
da dove nel novembre del novecento 54 partirono
i prodi capitanati da Guido di Ventimiglia, con navi
e così, i saraceni di Frassineto duramente punirono
Ritto in piedi, con le gambe bagnate da quel limpido mare,
guardavo, fisso proprio davanti a me, quei strapiombi
di dolomitico calcare, affascinato, da Varigotti a Noli pare
che da momento all’altro, all’improvviso qualcuno si rompi.
Vedevo, alla mia destra la chiesa di S. Lorenzo vecchio,
a sinistra quel che resta del « Castrum Perticae » retto
a fortezza, oggi in grande rovina, eppure da nell’occhio
é di memoria Bizantina – Longobarda – Del Carretto
Davanti a me, dove ora é strada, gran porto prima era,
Fu la potente Genova che nel milletrecento quarant’uno
lo interrò con pietre e massi, spinta da rabbia nera
Fu spregevole un tale agire, e di sopra ci passò ognuno.
Gli occhi abbassai sul mare, ne avevo gran tristezza
scorsi una piuma di gabbiano che avevo li a me vicino,
galleggiava sull’acqua come relitto di nave, con brezza.
E mi chiedevo: Cosa sarà successo all’uccello marino ?
Una piuma da sola, non cade di certo, chi il colpo ha dato?
forse un altro pennuto, a lui fratello, improvvisa picchiata
aveva fatto, venuto contro di lui, forse la sua cena ha tolto
non é raro che questo accada fra pescatori di gente alata.
Non é solo l’uomo che, per rubarlo, combatte il fratello,
memore ancora io sono d’un tale atto nei miei confronti
tanto grave, dalle stelle caddi nelle stalle, non fu bello,
da tutti abbandonato, anche da mia madre, che affronti.
Anche fra animali succede, si lotta, barbaramente si uccide
senza pietà, fra la stessa specie, come per l’uomo, il duello
fra di loro é spietato, non é sempre la necessità che decide
come fra gli umani ci sono le faide, vi assicuro, non é bello.
Si dice che gli animali uccidono solo altra specie,
per fame, per nutrire il branco e i loro piccoli
ma non é vero che « cane non mangia cane » .
Il leone nuovo capobranco sbrana gli altrui figli.
Conosci le iene ? animali voraci, vivono in branco
Come in caste, la superiore opprime la inferiore.
I maschi non uccisi, sono scacciati fuori in bianco,
una femmina domina, la figlia succederà con furore.
In precedenza lei ha dimostrato di essere feroce,
è la giusta erede, mangia anche sorelle e fratelli
sotto gli occhi della propria madre, non da pace,
sottomette il resto del fortunato branco di ribelli
Infine esce allo scoperto con brama di possesso
la propria vecchia madre sequestra e sottomette,
rubandola a sorelle e fratelli, lei è forte, un cesso
che al decesso depreda gli averi, onore alla iena!
Ma ritornando al gabbiano, chi gli é stato nemico fatale ?
Un maschio geloso? un grosso capo stormo? ebbe ritorno ?
Questo non lo saprò mai, ne tantomeno so cosa gli fu strale
« La ragione del più forte é la migliore » così é ogni giorno.
Salvatore Comisi