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Poèmes et Poésies de Salvatore Comisi
Poèmes et Poésies de Salvatore Comisi
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UN SICULO EMIGRANTE

UN SICULO EMIGRANTE

La Playa di Catania

La Playa di Catania

 

Sul traghetto che da Villa a Messina va,
c’é tanta gente che sul ponte vede e addita,
sono emigranti che dicono a chi non sa:
Quella é la Sicilia, terra tanto desiderata.
Mostro possente, adagiato sul mare blù.
a volte sprizzante fuoco, dalla bocca in su.

Ciao Sicilia, splendente stella del nostro mare
Tu sei la più bella terra, sei la dolce madre mia.
Madre anche di tutte le mediterranee isole, pare
agli occhi miei la vita che un tempo da te vissi ria.
bella, ammaliante sei tu, tale donna promettente
inviti a te venire,sin da lontano, la straniera gente

Ciao Sicilia, tu che hai visto i miei natali
prosperosa pari, ricca di risorse immense.
Granaio d’Italia sei e fonte di energie vitali
ricchezze secolari, mille gioie al sole arse.
Orgogliosa sei,come donna di rara bellezza
allegramente vivi rigettando ogni tristezza.

Ciao Sicilia, il possente vulcano ti fa ballerina
ei ti sconvolge, ma risorgi attraverso i tempi
terremoti e magma fanno di te una fucina
nulla in te é stabile, eppure sempre stampi
sulla fronte dei tuoi figli un vero marchio
che li fa per sempre, Siculi sotto torchio.

Ciao Sicilia, che vomiti lontano i figli tuoi
li tratti come una madre senza latte in seno,
invece ricca tu sei per tanti eletti, i tuoi eroi,
mentre ad altri dai solo fame, ed anche di meno.
Oh mia terra che un di soccorso mi negasti,
quanto ti amo,benché malamente mi respingesti.

Ciao Sicilia, terra del sole e dell’armonia
lavoro non si trova dentro il tuo seno amaro.
Per i figli che partorisci senza parsimonia
Spesso é carestia e per molti il riso é amaro.
Retaggio borbonico tu dici a mò di scusa,
ma sporca politica e mafia, questo ti accusa.

Tanti tuoi bravi, i migliori, lavorano in continente
la dove gente razzista, senza cuore ne conoscenza
fecero fra di loro lega, mordendo come serpente
agiscono male con noi del Sud, é vera incoscienza,
perché questa mia terra é dell’Italia una bella fetta,
é quella punta dello stivale, rifiutata in tutta fretta.

Eppure, martiri furono tanti valorosi figli tuoi,
carne da macello in battaglie per far grande l’Italia
per la patria immolati soffrirono, eppure come buoi
tirarono il carro, per conquistare più che la Sicilia
Un Regno, un Impero, una Repubblica libera e forte,
Per la Sua grandezza tanti si offrirono alla morte

Altri tuoi figli, in molti sono, milioni e milioni
in terra straniera erranti, lontani sono ancora.
Quanto oro quanto denaro, miliardi e trilioni,
hanno fatto ricca questa nazione, ora per ora.
Infatti, gli emigranti con il loro lavoro onesto
ovunque andarono diedero all’Italia un posto.

Sicilia, quando l’emigrante torna da te, per rivederti
dal traghetto che naviga ti saluta e guarda ammaliato
poi commosso, con la sua mano ti manda baci aperti,
si agita, corre e va da un ponte all’altro tutto eccitato
mentre due grosse lacrime scendono calde e lucenti
dai suoi occhi stanchi, già sbattuti da tanti forti venti.

Sono lacrime di gioia, ringrazianti L’Eterno DIO
esse ricordano quelle già versate in quel tempo
di quando costretto a partire da te, dal suolo natio
lasciava la sua mamma, la dolce sposa ed il Campo
quello santo. Ora rivive quel dolore nel lasciarti
ora lui ricorda come le sue speranze erano forti

Da quando ti ha rivisto lui pensa che la sua vita
é stata molto dura, perché errante. Lontano da te
soffrire ha dovuto molte angherie, no, non fu gita
la il pane sa di sale, e le ricchezze non sono date.
Lontano da te il lavoro é duro, anche se pagante
la, in quei posti , vivi con gente fredda e distante.

Perciò ascoltami o dolce, amata terra mia
sono di ritorno per godermi le meritate ferie
io prego affinché questa vacanza, per me sia
gioiosa, calma ed anche senza scippi nelle vie
e mi auguro forte che quando da te ripartirò
allegro felice e sazio dei tuoi benefici io sarò.

Ciao Sicilia, tu sei sempre stata nei miei sogni
so che nel ripartire le stesse lacrime che oggi
irrigheranno il mio viso perché, benché agogni
con te restare e vivere, io devo dirmi: Fuggi !
non essere ammaliato dalla sua viva bellezza.
Lontano da lei hai casa e lavoro, che tristezza!

 

Salvatore Comisi